Lacrimae Rerum


 

LA STRAGE DEL CERMIS

 

Nessuno in Italia pone attenzione al nostro modo di comportarci.  Nessuno si osserva criticamente.  Il nostro comportamento è automaticamente assolto da ogni critica.  Alla fine della seconda guerra mondiale gli italiani hanno fatto un’orgia di autocritica sulle loro trascorse simpatie per il caduto regime fascista.  Hanno compiuto anche molte vendette. Ma con la democrazia il nostro comportamento non è più in discussione purché non ci arrivino notizie di critiche dall’esterno.  Se gli opinionisti dei paesi più potenti ci assolvono o addirittura ci lodano noi ci sentiamo in perfetta regola.

L’incidente occorso tra un aereo americano della base di Aviano e la funivia del Cermis provocò una strage: 20 morti oltre a parecchi miliardi di danni all’impianto. L’aereo stava compiendo un volo di addestramento in zona densamente abitata. Durante il processo-farsa, che si svolse negli Stati Uniti, alcuni aviatori americani esposero un cartello nel quale si invitavano gli italiani a difendersi da soli, in tal modo non avrebbero avuto problemi con incidenti causati dagli “addestramenti” di militari stranieri. 

In qualunque paese politicamente e militarmente indipendente la magistratura avrebbe ordinato l’immediato arresto dei piloti responsabili della strage e la sospensione immediata delle esercitazioni oltre alla chiusura temporanea della base di partenza dell’aereo.

Non erano necessarie indagini per prendere questa ovvia decisione. Tanto più che in Italia un magistrato può appellarsi al libero convincimento per giustificare il provvedimento più cervellotico.  Ma in questo caso si sono fatte indagini.  Da tempo c’erano state proteste per questi voli spericolati che erano delle autentiche bravate, senza alcuna giustificazione militare. Infatti è noto che esistono nella zona delle Alpi valli deserte nelle quali ci si può esercitare a volare a bassa quota con il risultato di arrivare al massimo a disturbare qualche marmotta e gli ultimi galli cedroni.

In Italia, sin dai tempi dei re barbarici, si sviluppò l’idea di poter vivere in perenne stato di occupazione militare. I latini, molto civili, molto corretti, già sotto il governo di Augusto cominciarono ad avere in uggia il servizio militare e dopo qualche decennio rifiutarono la pratica rozza e sanguinaria della guerra. Essi preferirono delegare questo compito, ritenuto secondario, ai barbari, disprezzati, considerati incolti e ben lontani dalla civiltà altissima del popolo latino.  La difesa venne quindi affidata ai barbari, che purtroppo qualche volta prevaricavano, costavano molto ed ammazzavano e depredavano anche onesti cittadini.  Per tutto il Medioevo, in parte durante il Rinascimento e di nuovo totalmente nel ‘600 e nel ‘700, gli italiani sono rimasti rigorosamente ed ostinatamente fedeli a questo antico modo di organizzare la loro vita.

Così quando si parlò di chiudere la base di Aviano i bottegai del Cermis insorsero perché avrebbero perso qualche cliente.

Solo durante il secolo di “occupazione” piemontese gli italiani tornarono guerrieri.  Già con il fascismo l’anima bellicosa si era trasformata in un omaggio da parata al Duce, assetato di folla e di applausi.  Finito il fascismo e finita ogni influenza dei piemontesi, gli italiani sono tornati ad essere molto civili, poco onesti, attivamente dediti a chiacchierare delle loro malefatte vere o presunte. Siamo tornati ad essere i cittadini di prima dell’unità d’Italia.  E’ tornata quindi anche la nostra opposizione a tutto ciò che sia militare e guerresco.  Di conseguenza si è ricreata la nostra disponibilità a sopportare l’occupazione di qualche esercito straniero ed è rifiorito il desiderio di essere governati da un qualche viceré, ovviamente con la mascheratura e la giustificazione offerta da una qualche nuova forma politica.  Si vedano al riguardo le contorsioni americanofile e clintoniane della sinistra comunista italiana, irrimediabilmente orfana del sostegno politico e finanziario del fratello sovietico.

Così neppure siamo sfiorati dal sospetto che per essere una nazione ed uno Stato sovrano e indipendente si deve provvedere a munirsi di strumenti di difesa, non certo per sopraffare i popoli vicini, ma per almeno scoraggiare l’aggressione contro il proprio popolo.

Svezia e Svizzera, due Stati certamente pacifici, dedicano cure e molte risorse umane e finanziarie per assicurarsi una adeguata difesa militare.

Noi invece rinunciamo felicemente e spontaneamente alla nostra difesa e poi ogni tanto ci accorgiamo di essere uno Stato a sovranità limitata.